Una caccia infinita

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Dal Corriere dell'Umbria del 04.09.2024

UNA CACCIA INFINITA - di Chiara Ortolani


È ormai notte, state dormendo, poi improvvisamente qualcosa vi sveglia, di soprassalto, non capite nemmeno voi bene di che si tratta. È estate, è caldo, le finestre sono aperte, un lampo di luce entra in camera vostra, cos’è? Un fulmine? Poi siete confusi, ma subito dopo un secondo colpo di fucile vi fa saltare per aria e vi fa realizzare cos’è: un cacciatore, probabilmente non di frodo, probabilmente un selezionatore (ma non è il titolo di un film di Hollywood).

Il selezionatore è il nuovo stratagemma per far rimanere la caccia aperta tutto l’anno ed anche in momenti in cui durante la “normale” stagione venatoria non sarebbe possibile praticarla. Ed in questo modo, nessuno ne parla. Si pensa che la caccia come tutti gli anni si chiuda a gennaio (in linea di massima) e che poi finalmente ci sia un periodo di tregua fino a settembre, sia per gli animali che per le persone che la caccia non la praticano. Invece la caccia continua, e negli ultimi anni è aumentata, e così, praticamente, viene coperto l’intero anno. Cinghiale, cervo, capriolo e daino possono essere abbattuti, in diversi periodi, andando così a coprire ogni mese con l’attività venatoria. E così, anche animali che prima erano protetti, ora non lo sono più. Dichiarando che sono in sovrannumero si consente lo svago di chi ha la caccia per passione. Daini e caprioli, che ho aspettato più di trenta anni per poter vedere nella zona dove abito, ora posso essere uccisi. Attuando anch’io azioni di monitoraggio faunistico nella zona dove abito e che gestisco come area protetta, non noto alcuna densità allarmante, semplicemente ora ogni tanto si ha la fortuna di vedere (in fototrappola) alcuni caprioli e rarissimi daini. E dopo trent’anni, quando finalmente le popolazioni sono riuscite ad aumentare, noi le riduciamo, probabilmente per non vederle più o vederle pochissimo. Si privano così della propria passione altre persone, non quelle che vanno a caccia, ma quelle che amano osservare la fauna selvatica, fotografarla, vivere nella natura e godere di tutto ciò che fa parte della natura, di tutte quegli organismi che fanno la Natura. Se gli animali si uccidessero tutti ci sarebbe ancora natura? Ci sarebbero gli alberi certo, le piante, ma da sole, potrebbero essere Natura? E se non ci fossero gli animali, chi ha la caccia come passione, come potrebbe esercitarla questa passione? Come troverebbero gli animali che tanto cercano? Andando all’estero? Sparando a dei fagiani o lepri d’allevamento? Ma un cacciatore vero come può sentirsi cacciatore sparando a degli animali che barcollano in mezzo alla strada?

Perché non lasciare che la fauna selvatica si ripopoli naturalmente durante il periodo in cui la stagione venatoria è, o meglio dovrebbe essere, chiusa? La fauna dovrebbe avere il modo di riprendersi in specifiche aree in cui non si può andare a caccia durante tutto l’anno e durante il periodo che da gennaio si estende a settembre - ottobre. Questo consentirà a chi ha la passione della caccia di poter andare a caccia con dignità ed avendo qualcosa a cui sparare che non sia un pollo o dei cinghiali domestici, addomesticati con l’uso di mangimi per abituarli e poi sparagli con comodità. Ma che caccia è? Che gloria c’è in questo?

Smettiamola per lo meno con la caccia di selezione, perché, diciamo la verità, non viene fatta per sovrabbondanza di capi, ma per assecondare la voglia di sparare di molti. E se è legittima la passione della caccia, non lo è lo sparare durante tutto l’anno: non va bene per la fauna, non va bene per chi va a caccia, e non va bene per tutte le altre persone che non praticano la caccia.

Con la caccia di selezione siamo sequestrati, più di prima, più di quando c’è la “normale” stagione venatoria. Chi vuole godere della natura, fare escursionismo, osservazione faunistica, portare gruppi appassionati di ambiente a svolgere delle attività all’aperto ha paura, ha paura di prendersi una pallottola. E la caccia di selezione viene praticata anche di notte. E le persone, soprattutto l’estate, hanno il diritto di poter uscire di notte, senza temere di essere ferite, hanno diritto di godere degli stessi animali che vengono abbattuti dai selezionatori. Hanno il diritto di godere quanto loro. La passione di chi non va a caccia non vale di meno. Le persone, infine, hanno anche il diritto di dormire, senza essere svegliate di soprassalto durante le notti d’estate. Non dobbiamo vivere con il coprifuoco, non siamo in guerra.

Non possiamo avere una caccia che si svolge durante tutto l’anno, dobbiamo tutelare i diritti di tutti: della fauna selvatica per avere dei mesi di quiete, delle persone che non cacciano, ma anche degli stessi cacciatori, perché questa attività annuale non porterà nulla di buono alla loro passione, si consumerà l’oggetto della loro passione, si consumerà la natura, e i cacciatori veri non avranno più nulla a cui sparare. Mi rivolgo alla Regione Umbria, alle persone che so molto competenti ed esperte che lavorano lì, ma mi rivolgo soprattutto ai cacciatori: tutti si può coltivare la propria passione, si può raggiungere un equilibrio. Basta solo rispettare anche le passioni degli altri, o semplicemente gli altri, a qualunque specie appartengano.